movimentazione / il dibattito

mercoledì 8 ottobre 2008

Non è finita ancora e nulla sarà come prima

di Antonio Casolaro
1.  non è finita ancora
Il susseguirsi delle cadute degli indici di borsa, con un crescendo che appare simile a quello successivo al giovedì nero del 24 ottobre 1929, dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che il capitalismo nella sua versione liberista si è dissolto nelle sue stesse contraddizioni. Ma attenzione la crisi del capitalismo finanziario è l’anticamera di quello cd reale e ben presto i settori produttivi riceveranno i terribili contraccolpi dell’incendio delle tesorerie di mezzo mondo. Nessuno è in grado di calcolare a quanto ammonteranno le perdite delle banche e quindi dei cd risparmiatori immolatisi all’altare del guadagno facile, orientati e diretti dalle bande dei single man delle agenzie finanziarie, i fighetti delle grandi o piccole agenzie degli investimenti, gli illusionisti dei guadagni a due cifre i sic, sic artefici magici dei rastrellamenti delle tasche dei creduloni di mezzo mondo abbacinati ed abbindolati dalle favole dei rapinatori di Wall Street, Piazza affari, Hong Kong, Londra, Francoforte, Parigi, Tokio, Shangai e così via. Per ora i ripari asimmetrici assunti dai “medici” accorsi al capezzale del moribondo pompano sangue nelle vene del capitalismo finanziario in coma, con fiumi di danaro fresco dirottati dalle banche centrali, assicurano i correntisti che non perderanno nulla (voglio proprio vedere alla fine se sarà così), udite, udite: nazionalizzano le banche in crisi quando fino a dieci minuti prima ad incominciare dal cavaliere sull’onda dello slogan in voga negli ultimi vent’anni (deregulation, deregulation si gridava da tutte le parti) liberalizzavano, privatizzando finanche i gabinetti delle stazioni tant’è che oggi per accedervi bisogna pagare dai 40 centesimi di Caserta all’euro di Roma.

Il cavaliere tronfio delle sue ricchezze ha continuato a dire fino a ieri, incontrando gli atleti che hanno conquistato l’oro alle olimpiadi di pechino, che ha salvato il paese dal comunismo, senza che nessuno dei presenti gli ricordasse che le sue “grandi”, imprese i suoi enormi guadagni a cominciare dall’attività di palazzinaro (milano due) fino a quello di editore e produttore televisivo, li ha realizzati in un paese dove era presente il più grande partito comunista (si fa per dire) dell’occidente.

Che cosa faranno il cavaliere ed il neo colbertista ministro del tesoro di fronte, per esempio, alla crisi dell’impresa di elettrodomestici Antonio Merloni che ha chiesto la CIG per ottomila dipendenti? Come risponderà alla sig.ra Marcegaglia che in presenza della chiusura dei rubinetti del credito da parte delle banche chiede allo Stato d’intervenire? Come agirà se la caduta di Unicredit continuerà (ieri il titolo è stato sospeso per eccesso di ribasso)? Cosa farà il cavaliere se anche ad ottobre le vendite Fiat saranno inferiori ai budget previsti dal dr. Marchionne e soci ?

Per ora a differenza del primo cavaliere della storia del bel paese che a Monaco nel 1938 si disse che salvò la pace, questa volta la sig.ra Merkel, ad onta dell’immenso fascino latino e dei trattamenti degli istituti di bellezza di mezza italia, al reuccio di Arcore poco è mancato che non gli sbattesse la porta in faccia.

E la vendetta di Marx si deduceva seguendo una trasmissione televisiva di lunedì sera cui partecipava da Parigi “il cattivo maestro” Tony Negri, che, a differenza del personaggio in cerca di autore, reduce dei ritiri di perseveranza sui monti d’olimpo tra i monaci ortodossi e che trova indicibile il termine comunismo, ne sosteneva l’attualità e la scientificità applicativa.

Ed infatti come non riconoscere che le immense devastazioni dei subprime non sono la conseguenza del tentativo di rispondere alla crisi di sovrapproduzione che investe da sempre il capitalismo ? Concedere mutui e crediti – due, tre, quattro carte di credito – a chi a mala pena riusciva ad arrivare alla fine del mese e forse neanche pure, per poi vendere questi crediti ad istituzioni che collocavano in tutto il mondo questa carta straccia, significava sostenere la vendita delle case e degli altri consumi, significava sostenere la produzione e concorrere allo sviluppo del pil.

Cosa è se non questo la denuncia di un quotidiano britannico che ha raccontato la storia di un ultra cinquantenne, il quale ha accumulato un debito di oltre cinquantamila sterline su 14, si quattordici, carte di credito e finanziamenti vari. Con l’aumento del costo della vita degli ultimi tempi quest’uomo non è più in grado di pagare non dico il capitale, ma nemmeno gli interessi e così quanti altri ancora.

Ecco perché ieri sera la cd componente di sx della giunta Petteruti, sulla questione macrico, ne è uscita ancora una volta con le ossa rotte. Nel parco o col nome di palazzo dei servizi o col nome di beauty farm una evidente cubatura di cemento andrà colmata. Il capitale è sempre alla ricerca della sua valorizzazione e trova sempre le strade per raggiungerla.

2.  nulla sarà come prima

Quello che forse sfugge ai più, a cominciare dal novello “Gulliver” alias “reuccio d’arcore” dal “faccio tutto mi” che raccomanda di non vendere le azioni, ma di tenersele come dire in portafoglio, limitandosi a ritirare i dividendi, senza minimamente chiedersi come  in presenza di una recessione quali utili il sistema produttivo produrrà,   è che la crisi in atto, della quale, alla fine, anche il Fmi se n’è accorto sovvertirà dalle fondamenta l’attuale gerarchia mondiale.

E’ pensabile ancora che, a cominciare dall’anno prossimo quando in Gallura, sull’isola della Maddalena, è previsto l’incontro degli otto paesi più industrializzati, lo sconquasso conseguente alla fine del liberismo ed in piena recessione siano ancora gli autori della crisi a decidere sul futuro del globo ? Assolutamente no ! E non solo per la intrinseca incapacità economica che ognuno dei paesi avrà, ma perché non avranno la forza per gestire l’obbedienza delle loro decisioni, salvo non concordare interventi militari, i quali, specialmente per il prevedibile ridotto peso degli Usa e dei suoi alleati (a cominciare dall’italietta del “sciur brambilla”), non sono da escludere.
Ciò tuttavia si scontra con il rovescio della medaglia della realtà che è dato dal fatto che il 25% del debito totale degli Usa oggi è in mano alla Cina, la quale per quanto esclusa dai mercati in qualsiasi momento potrebbe determinare il collasso vero dell’ancora prima potenza mondiale con l’effetto domino di tutti quei paesi che rispetto al consumatore di ultima istanza (appunto quello americano) hanno continuato durante tutti questi anni a progredire in termini di Pil.
La Cina, la Russia, l’India, il Brasile, il Sud Africa, il Venezuela etc. imporranno le loro ragioni, chiedendo di ridurre il primato dei paesi del G8: questo è lo scenario.
La fase è drammatica perché in presenza di una crisi di ampiezza spaventosa, con malaugurati, ma ahimè possibili, enormi contraccolpi sul piano occupazionale innanzitutto e quindi sui consumi per la ridotta capacità d’acquisto delle masse, il che vuol dire drastica diminuzione delle vendite di tutte le produzioni, sono prevedibili sbocchi legati a politiche di destra finanche estrema e quindi nuovi nazionalismi con possibili caratterizzazioni xenofobe e razziste, con vere e proprie cacce al “diverso” per il colore della pelle ed al “clandestino” come espulsione dello straniero.
Sul piano economico il ritorno della patria piccola o grande che sia vorrà dire innanzitutto la reintroduzione – il colbertismo – dei dazi protettivi nei confronti delle produzioni per esempio del tessile, del calzaturiero, dell’abbigliamento, degli elettrodomestici etc. e quindi possibili neoisolamenti con contraccolpi anche di natura militare tendenti a risolvere problemi di mercato e di approvvigionamento delle materie prime a cominciare dal petrolio e dai prodotti alimentari.
Il tutto mentre la sinistra di classe non esiste più. I resti del tentativo di raccogliere quello che rimase della disfatta del novecento, non sono stati capaci di capire l’importanza di recuperare la centralità del marxismo e quindi di rinnovare il comunismo, sulla base delle teorie e delle prassi dei comunisti che si contrapposero alle derive ed alle degenerazioni del socialismo realizzato del novecento.
Le ipotesi nel nostro paese di gestire il potere a tutti i livelli con partiti e corporazioni del territorio sono miseramente falliti. Lo sfacelo non ha bisogno di esempi e rappresentazioni perché è sotto gli occhi di tutti. Incapaci finanche di promuovere a livello regionale l’opportunità di intervenire nel gruppo Alitalia per salvare Atitech ed i mille e più lavoratori di Capodichino, così come rispetto alla bonifica dei territori avvelenati dei comprensori di Napoli e Caserta e il Macrico di Caserta e l’Italtel e la ex Olivetti e la ex Face Standard e le devastazioni derivanti dalle discariche e dagli inceneritori e così via.
Ci vorranno anni alla luce di ciò per costruire di nuovo il movimento di classe.
Da dove cominciare ? Già questo è un problema!

domenica 5 ottobre 2008

Allarme fondi TFR... rischio fregatura

da un intervento di Antonio Casolaro del 26 settembre
"Non c'è assolutamente gratificazione in quanto si legge nelle pagine che Vi allego, ma posso dire con assoluta sicurezza di aver salvato centinaia di lavoratori e lavoratrici dalla perdita del loro Tfr, afferma AC, nella sua mail, e continua: nei casi poi di silenzio nella decisione (30 giugno 2007 o nei sei mesi dall'assunzione) da parte del lavoratore ho sempre suggerito di considerare il silenzio come scelta per lasciare presso il datore di lavoro la propria liquidazione. Voglio ricordare che Liberazione per settimane vendette l'ultima pagina del giornale alla Cgil per convincere i lavoratori a destinare il Tfr ai fondi chiusi sindacali". L'allarme viene dalla stessa COVIP, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, che chiede alle organizzazioni sindacali di fare "assemblee nelle aziende", prima che i lavoratori cominciano ad agitarsi "più del dovuto e le angosce prendano dimensioni allarmanti in modo particolare per gli iscritti ai fondi di categoria. La presenza fisica delle strutture sindacali e fondamentale in un momento come questo non lasciamo i nostri compagni da soli." Nel frattempo la stessa COVIP ha provato a buttare acqua sul fuoco e a tranquillizzare i lavoratori: già il 17 settembre in un comunicato stampa, in relazione alle notizie di stampa comparse su alcuni quotidiani circa possibili conseguenze per i Fondi pensione italiani, in particolare quelli negoziali, derivanti dalla crisi che ha colpito la Lehman Brothers, "il Presidente della COVIP - Commissione di vigilanza sui fondi pensione - prof. Luigi Scimìa, dichiara di aver già disposto un'accurata indagine sulla reale situazione complessiva dei fondi di previdenza complementare. Da primi accertamenti svolti nella giornata di oggi su un complesso di fondi negoziali, rappresentanti circa il 65 per cento del totale degli assets di tale categoria di fondi, è emerso che, l'esposizione diretta verso i titoli azionari e obbligazionari della Lehman Brothers rappresenta appena lo 0,10 per cento del totale della massa fiduciaria gestita". La notizia viene prontamente riportata dal SOLE 24 ORE: in realtà la situazione è più preoccupante, per gli effetti di contagio che può avere, e dimostra chiaramente che il TFR non può essere garantito dal mercato.
articolo SOLE 24 ORE
lettera del presidente del fondo COMETA al Ministro Sacconi
articolo LA REPUBBLICA

giovedì 25 settembre 2008

Caserta: raccolta differenziata? Ma non sia mai

Caserta, 20 settembre 2008
di Giuseppe Messina

Nuovo appalto, nuova ditta da circa due mesi, 175 operatori, circa il doppio di quello che servirebbero (tanto pagano i cittadini). La SABA non è certo la SACE, qui abbiamo un'azienda con consolidata esperienza nel settore sei servizi di igiene urbana, che gestisce diversi comuni anche grandi in Campania. Occorrerebbe andare a vedere (che ne pensa sig. assessore De Rosso?) per capire sul campo con chi si ha a che fare. Ma ad oggi la situazione sembra paradossale: una ditta terza gestisce l'area di Talamonti, il comune che gestisce direttamente il capannone dell'UCAR, la SABA che avrebbe dovuto inziare la raccolta differenziata ma a nessuno è dato sapere se e quando questo succederà. Nessun provvedimento (leggasi penale) nei confronti della ditta appaltatrice, nessuna isola ecologica e non è dato sapere se mai inizieranno i lavori perrealizzarle. Gli uffici ecologia hanno richiesto da mesi di rafforzare l'organico e di utilizzare almeno una squadra fatta di agenti della polizia municipale. Silenzio assoluto. Atti, nessuno, e così si spera nella buona volontà di qualche dipendente e nel senso civico dei casertani (sig!). L'Amministrazione comunale sembra più preoccupata della sua sopravvivenza che per i problemi della città (è un caos ovunque: dal traffico, alle manutenzioni, dai dipendenti ai servizi all'utenza). Nessuno ha la percezione che esista una politica del trasporto pubblico così come dei servizi sociali o culturali. Si naviga a vista e si tira a campare. Tanto i casertani sono di bocca buona e "chi se ne frega se la città va al macero l'importante è che il salotto di casa mia stia a posto". E' la filosofia del casertano e non solo. Filosofia che oggi racoglie i suoi frutti fatti di fallimenti istituzionali e amministrativi e di una società civile che non cresce. Basti pensare all'iniziativa della raccolta differenziata avviata nella parrocchia di Madonna di Lourdes e precipitosamente e incredibilmente archiviata con un atto (di arroganza? Cecità? Stupidità?) del responsabile che rasenta l'inverosimile anche nei confronti dei padri sacramentini che, forse unici fra i cattolici casertani (insieme a pochi altri, anche non cattolici) hanno creduto in questa esperienza. E così si va avanti, si fa per dire, in questa sonnacchiosa, indifferente e cinica città dove ognuno può fare quello che vuole, dai cavaioli, alla camorra alla massoneria. In perfetto clima berlusconiano, dove lo Stato non conta e non deve contare e dove l'impunità, l'arroganza e il cinismo regnano sovrani. Con buona pace per chi si è illuso che il paese fosse ad una svolta. Non lo è. E' stata innestata la retromarcia e Caserta sia alla Provincia sia al Comune si affrettano, con successo, ad emulare il capo di un governo di pupi.
Giuseppe Messina - Legambiente

sabato 20 settembre 2008

Castelvolturno: dalla parte della rivolta, senza se e senza ma.

di Giosué Bove
La ricostruzione della strage di Castelvolturno, propugnata da ambienti della Questura e diffusa ampiamente dai mass-media, si è mossa in maniera pregiudiziale nel solco del “regolamento di conti” e della “spedizione punitiva dei Casalesi contro chi tenta di 'mettersi in proprio' nel traffico di droga nella zona”. E' una ricostruzione di comodo, perfettamente adeguata al clima razzista del “pacchetto sicurezza” del governo Berlusconi. In realtà dalle decine e decine di testimonianze raccolte le vittime del raid nella sartoria erano sarti, barbieri, pittori, operai e braccianti “con i calli alle mani”, completamente estranei al traffico di droga e dunque, probabilmente, o erano persone “nel posto sbagliato al momento sbagliato” oppure i killer dei Casalesi hanno voluto dare all'intera comunità un segnale chiaro di feroce determinazione nel controllo del territorio, e dunque la strage potrebbe essere collegata alla nuova ondata di estorsioni che si sta abbattendo sulle attività di quelle aree. Ma di questo pochi parlano, sottovoce, (anche se qualche indiscrezione sui giornali, in particolare su “Il Mattino” c'è stata) perché è più semplice dire che si sono “ammazzati tra di loro”. Lo stragismo della camorra dei casalesi, del resto appare non più un dato occasionale ma una vera e propria strategia: volumi di fuoco altissimi per obiettivi limitati.
Anche la rivolta è stata presentata con il cliché della violenza improvvisa e ingiustificata. “Se è stata la camorra, che c'entra Castelvolturno, che c'entrano le auto, i cartelli stradali, le vetrine?” si sono domandati i bianchi del litorale e i benpensanti della serie: “io non sono razzista”. Non ci vuole molto a capire che quei ragazzi morti, di cui fino ad ieri è stato difficile perfino sapere i nomi, (perché quando muore un italiano bianco c'è sempre il nome e cognome, quando muore un nero non ce n'è bisogno) sono la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di disperazione, di violenze subite e accumulate, di razzismo, di sfruttamento e di oppressione insopportabile, aggravata adesso dal pacchetto sicurezza del governo Berlusconi, che di fatto oggi impedisce ad un immigrato senza permesso di soggiorno di denunciare una aggressione. Che da anni questi lavoratori che garantiscono le attività dell'edilizia e dell'agricoltura tra Caserta e Napoli sono privati da un ordinamento razzista dei documenti e di ogni diritto. Che sono sfruttati dai datori di lavoro, dai proprietari di casa, dai commercianti, derisi, spintonati sugli autobus, guardati di traverso, indicati come “spacciatori”, gli uomini e “puttane” le donne. E allora c'entra tutto: c'entra uno Stato che ha il volto feroce nei confronti dei migranti ma remissivo nei confronti dei poteri forti della imprenditoria criminale di quelle aree, come dimostrano ampiamente le confessioni peraltro rese pubbliche in questi giorni sull'Espresso e che individuano il legame stretto tra alcuni rappresentanti politici, alcune imprese, alcuni funzionari e il clan dei Casalesi. C'entrano i padroni di casa che spaccano la faccia di “Angela” (leggi questa storia), fino a farle saltar via i denti, per cacciarla dal misero locale in cui sopravvive con i suoi tre figli. C'entro gli speculatori che approfittano in ogni situazione del ricatto oggettivo in cui vivono i migranti. C'entrano gli imbecilli che offendono o spintonano i neri dentro gli autobus o che deridono i figli dei migranti nelle scuole e chiedono che vengano allontanati. E c'entra soprattutto questa società, in cui la divisione tra lavoratori bianchi e neri è funzionale all'ulteriore oppressione e sfruttamento degli uni e degli altri.
Per questo oggi non è data un'altra strada: al di là dei fatti specifici intanto noi siamo dalla parte della rivolta, perché mai come in questo caso, ribellarsi è giusto e con ogni mezzo possibile. Poi, certamente, vorremmo esser gentili, e proveremo ad esserlo. Ricostruendo, pietra su pietra, le ragioni della unità e della solidarietà di classe tra lavoratori e di una battaglia contro il comune avversario di classe. E chiedendo nel frattempo, come hanno fatto diversi lavoratori migranti durante la giornata della rivolta, che la sicurezza cambi verso e direzione, e che finalmente i migranti siano protetti dalla sopraffazione e della violenza dei potenti.
I lavoratori migranti sono la nuova frontiera dello sfruttamento, le braccia potenti di nuove accumulazioni di capitale; ma, sono, allo stesso tempo, anche il nuovo spettro che agita i sonni della borghesia, lo spettro di milioni di uomini e donne della periferia dell'impero che non possono dimenticare le offese dei padroni del mondo.

mercoledì 17 settembre 2008

Macrico e la tendenza suicida del centro sinistra

Grazie ai finanziamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia il MACRICO (una grande area di verde boscoso di proprietà dell'Istituto del Sostentamento del Clero, utilizzato nei decenni passati dall'esercito italiano come MAgazzino Centrale RIcambi mezzi COrazzati) diventerà finalmente il nuovo parco della città di Caserta. Sarà forse espropriato e comunque acquisito alla proprietà pubblica. Questo è sicuramente un fatto positivo, che va difeso. E' il risultato di una lunghissima lotta di comunità il cui valore non va dimenticato. Ma (purtroppo c'è quasi sempre un "ma") il progetto preliminare della Struttura di Missione (in sostanza un gruppo di lavoro del Governo) prevede delle cose che con il parco c'entrano poco. Bene ha fatto il comitato Macrico Verde a denunciarle su un volantino: due strade percorribili che si attraversano perpedicolarmente, dividendo in quattro l'area; due palazzoni di 12 metri di altezza per ospitare un polo fieristico e un auditorium (l'auditorium provinciale di Via Ceccano, dotato di 600 posti, è attualmente utilizzato al 20% delle sue possibilità), un museo (ma non era previsto nella Caserma Sacchi?), una biblioteca (ma non c'avevano detto che la biblioteca si doveva fare nell'ex macello e perciò quel luogo non poteva essere destinato a centro sociale?), un incubatore di imprese, case per studenti e parcheggi a raso e interrati, del tutto inutili, visto l'enorme parcheggio già realizzato sotto il monumento ai caduti.
E' dunque effettivamente necessario entrare nel merito del progetto. E a questo proposito il merito è anche metodo: perché è evidente che qualsiasi decisione debba essere assunta dalle autorità locali, essa non potrà e non dovrà essere presa in contrasto con le posizioni di chi in questi anni ha rappresentato l'anima di questa battaglia, per l'appunto il comitato Macrico Verde.
E' vero che c'è il rischio che possano sfumare i finanziamenti, e dunque la possibilità di acquisire alla proprietà pubblica il Macrico. Ma questo non può diventare l'arma del ricatto per far passare dalla finestra quello che tutti insieme avevamo cacciato dalla porta nell'accordo programmatico della primavera del 2006 sul Macrico e che consentì allora l'elezione del Sindaco Petteruti.
Già allora questa discussione fu centrale e complicata: alla fine si concordò che il nuovo progetto, alternativo a quello Boeri commissionato dalla precedente amministrazione, non prevedesse alcuna nuova edificazione nell'area, ma esclusivamente il recupero delle costruzioni in muratura già esistenti. Già allora, e poi più in dettaglio nello studio di fattibilità del comitato, si parlava di ubicare l'Orto Botanico della SUN (oltre 100 mila mq), il festival internazionale dei Giardini (concreto attrattore turistico e garanzia di presenza del verde), il Corpo Forestale dello Stato (che avrebbe in cambio garantito la manutenzione del verde senza oneri per la città) e ancora funzioni pubbliche, sociali, culturali, ricreative e sportive gestite da enti pubblici o associazioni. Questo studio di fattiblità, che punta all'accessibilità universale del Macrico e alla sua possibilità di essere anche occasione di buona occupazione, sarà presentato Giovedì 16 ottobre alle ore 18,00 al Salone S. Augusto presso la Curia di Caserta. Sarà un momento importante per capire di più e - se ce ne sarà l'occasione - anche per comprendere come mai
di fronte ad un progetto molto discutibile, avanzato da un governo questa volta “non amico”, vi sia un atteggiamento remissivo e conciliante a parte dell'amministrazione e della maggioranza, lasciando peraltro campo libero alla destra che così si ritrova comodamente a cavalcioni e può alzare la voce e criticare “in nome del popolo” a Caserta il progetto del suo governo, casomai programmando contestualmente gli affari da Roma sul Macrico. La maggioranza che regge ll capoluogo della provincia di Caserta deve capire che non sarebbe utile ripetere il copione del governo Prodi e che siamo ad un bivio: o si rilanciano queste amministrazioni, riconquistando una sintonia reale con il popolo e gli interessi delle masse, rischiando anche di cadere, ma a testa alta, oppure per quanto ci riguarda noi non ci stiamo a farci trascinare nel vortice, ad un altro suicidio.

sabato 13 settembre 2008

Alitalia, situazione drammatica

Emerge sempre con più chiarezza che la soluzione berlusconiana, era una squallida operazione elettoralistica.
La cordata degli imprenditori italiani si è dimostrata in termini di valore poca cosa, senza idee, limitata nella strategia, condivisa a condizione che il costo del lavoro per la CAI fosse notevolmente basso, in guisa da consentire al partner del settore – Airfrance o chi per esso – di far parte della operazione proprio perché allettata da stipendi minimi e dalla socializzazione delle perdite accollate ai contribuenti italiani, per poi affidargli la costruzione del disegno della competività industriale.
In questo quadro le responsabilità del sindacato si aggiungono agli errori della vertenza con Air France dei mesi scorsi.
Cgil-Cisl-Uil-Ugl non si sono ancora resi conto che la centralità della vertenza è il posto di lavoro innanzitutto e che il governo oggi più che mai deve essere coinvolto in solido. La via della trattativa stando a quello che è stato dichiarato dagli imprenditori, dal commissario Fantozzi e dai ministri è fallita. E’ tempo di chiamare alla lotta i lavoratori, che in questi giorni hanno ampiamente dimostrato di essere disponibili. Il sindacato deve far propria la vertenza e dichiarare lo sciopero generale per l’Alitalia.
Quasi trent’anni fa più o meno nelle stesse condizioni migliaia e migliaia di lavoratori furono sconfitti dalla Fiat. Anche allora il sindacato fu incapace di rispondere e tutta la crisi aziendale fu fatta pagare agli operai.
Antonio Casolaro

venerdì 12 settembre 2008

La maggioranza del Partito napoletano,questa sconosciuta

Che ne è della maggioranza del Partito napoletano, che stravinse,con il 70 per cento e più il Congresso Napoletano del PRC a luglio 2008? Quella maggioranza che, senza attendere le sagge proposte di rinvio dell'elezione del Segretario Provinciale,avanzate dalle aree di minoranza interna, poi risultate maggioritarie nel Congresso Nazionale di Chianciano, ma anche dall'Assessore Regionale,Corrado Gabriele, rielesse alla carica Andrea Di Martino, colla motivazione che le urgenze politiche e sociali della città non potevano attendere oltre,che già ad agosto bisognava tenere il Partito pronto al'azione? E Di Martino,che,in un'intervista a Patrizia Capua, si impegnò a lasciare il posto di staffista al Comune di Napoli, per impegnarsi a tempo pieno nella carica riconfermata, quando farà sentire la sua voce sui giornali? E quando convocherà il Comitato Politico Federale per l'elezioni degli organismi dirigenti provinciali? E Peppe De Cristofaro,di fronte a fatti, iniziative, dibattiti,che squassano oggi,ricompongono domani il quadro dell'azione della Regione Campania, dai rifiuti, alla subita "collaborazione con Berlusconi".al turismo in crisi di agosto, cosa aspetta a convocare il previsto Congresso Regionale?Ed ancora, le crisi industriali a Napoli,colla giusta,clamorosa protesta di ieri dei lavoratori dell'ATITECH,nell'ambito della piu' complessiva crisi ALITALIA, devono o no trovare subito una sponda politica,sociale,istituzionale,oltre al lavoro dell'Assessore Grabriele?E le lotte dei lavoratori del Monaldi a chi devon fare riferimento?E la lotta in piazza delle tante precarie scolastiche,lasciate "a piedi" dai tagli del nuovo Governo non poteva essere convogliata verso la prima manifestazione nazionale,politica e sociale, di opposizione al Governo,che si terrà a Roma il 14 settembre?Ed i soggetti alle prese ogni giorno colle difficoltà della spesa,donne in primis,chi troveranno oltre il consumerismo organizzato,nella manifestazione del 18 settembre?Non è più ora di attendere,chi ha vinto il Congresso, governi il Partito,organizzi,oltre quello che già stanno facendo i compagni delle mozioni 1,3 e 4 del Congresso ormai finito, la partecipazione a Roma per il 14 settembre,manifestazione,che vedrà partire dei bus da Napoli-per informazioni,chiamare Giuliano Pennacchio-34758705035-.E'ora di fare opposizione al Governo Nazionale,è ora di una verifica vera,dopo la riunione congiunta di ieri,dell'efficacia nostra e complessiva dell'azione di governo a Napoli,nei Comuni da noi governati in Provincia, ed in Regione,senza subalternità,essendo NOI IL CUORE DELL'OPPOSIZIONE PER IL CAMBIAMENTO VERO DELLA STAGNANTE SOCIETA' ITALIANA E DELLA DEPRESSA SOCIETA' NAPOLETANA.Avv.Nicola Vetrano.già del Coordinamento Congressuale della Mozione 1 a Napoli.