movimentazione / il dibattito

venerdì 20 giugno 2008

Una nota sui subprime

Qualcuno, parlando della cd crisi dei crediti subprime, ha lasciato intendere che in buona sostanza questi prodotti finanziari furono creati per venire incontro alle necessità degli acquirenti di case, i quali senza di essi non avrebbero potuto avvicinarsi al mercato immobiliare. C’è del vero in ciò, ma naturalmente, la più grande ed intrigante Torre di Babele che la storia dell’ingegneria finanziaria ricordi, benedetta in un discorso pronunciato l’8 aprile del 2005 dall’allora presidente della Fed – Federal Riserve – degli Usa, Alan Greenspan, non derivava da una decisione di natura filantropica, ma dalla necessità del mercato Usa, che dall’edilizia ricava qualcosa come il 50% e forse più dell’intero Pil.

A ciò va aggiunta una considerazione come dire di buon senso ed è quella di capire perché una famiglia, già indebitata con un mutuo classico, ne chieda un altro. La risposta sta forse nella cd propensione al consumo che in Usa supera il 90%, andando ben oltre il 100% - gli ultimi dati parlano del 120% del Pil – Il problema è capire come mai gente con mutui alle spalle ancora da pagare decide d’indebitarsi ulteriormente a tassi esagerati. Ai mutui andrebbero aggiunte le cards del tipo come quelle dell’american express, della visa, della diners etc.

Alcune settimane fa un giornale specializzato ha pubblicato gli indebitamenti delle famiglie italiane suddivise per provincia. C’è una propensione all’aumento dei debiti per consumi, E’ chiaro quindi che il ricorso alle finanziarie, ai mutui, ai debiti per gli acquisti è forse anche questione ideologica piuttosto che di bisogno.

Sostenere il mercato immobiliare negli U(sa è quindi un imperativo categorico. Allargare la platea dei possibili compratori di case era la strada, indipendentemente dalla loro capacità finanziaria. L’ingegneria finanziaria ha pensato a ciò e lo ha fatto con una moltitudine di nuovi prodotti come i prestiti subprime e il credito di nicchia per gli immigrati. Dove un tempo ai clienti più marginali sarebbe stato semplicemente negato il credito, con i nuovi prodotti i prestatori furono in grado di giudicare con efficienza il rischio di quei clienti e di quantificarlo appropriatamente. Questi progressi portarono ad una rapida crescita dei mutui casa subprime – o B-paper, near-prime o second chance ossia quei prestiti concessi ad un soggetto che non può accedere ai tassi d’interesse di mercato, perché ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore -

I mutui subprime divennero così mutui di serie B – cioè che non sono “prime” – e venivano quindi concessi a persone non considerate come dire di prima scelta, persone cioè che in passato non erano riuscite a pagare un mutuo o che attraverso le informazioni sullo stato economico-patrimoniale dello stesso non risultavano solvibili o cmq capaci di assolvere al pagamento del debito che intendevano accendere.

Una politica questa a dir poco criminale. Come concedere prestiti a chi non presentava un minimo di garanzia si chiedevano i vecchi operatori ? E invece la banca, le banche che concedevano subprime erano propensi ad aprire le loro borse e concedevano mutui con tassi fino al 30%, trasformando poi, e questa è la seconda mossa anch’essa criminale, questi prestiti in obbligazioni, che vendevono ai cittadini risparmiatori o allocchi a caccia di alti dividendi. All’inizio il debitore del mutuo ha pagato, il cittadino investitore ha guadagnato così come la banca ha percepito le commissioni delle operazioni. Ad un certo punto quel debitore che in situazione normale non avrebbe dovuto ricevere il prestito, non è stato più nelle condizioni di pagare ed infatti non ha onorato le rate. In questo modo l’investitore cioè colui che ha acquistato le obbligazioni ha perso i soldi con i quali ha acquistato le obbligazioni.

Più di uno ha parlato che con i subprime si è concretizzato il sogno americano delle Banche Usa, le quali hanno cercato di guadagnare anche sulla povera gente e su quei sciagurati che proprio come al gioco di azzardo si sono accollati i mutui.

L’aspetto ancor più drammatico, ma che misura l’ampiezza del fenomeno, ma anche la profondità della truffa è che i fondi sorti dalle cartolarizzazioni ( la cartolarizzazione è la cessione di crediti o anche di beni o altre attività di una società attraverso la emissione ed il collocamento cioè la vendita di titoli obbligazionari emessi come equivalente dei crediti ceduti) dei subprime sono stati venduti ed acquistati in tutto il mondo ed anche quindi in Europa con particolare riguardo a quanto è dato sapere fino ad ora dalla maggiore banca olandese e dalla svizzera Ubs (quella che chiede di nominare nuovo AD Marchionne).

In altri termini le banche, dimostrandosi ancora una volta, insieme ai petrolieri ed alle assicurazioni il gotha della criminalità, superiore finanche alle grandi famiglie russe, americane, cinesi ed italiane, hanno ripartito il rischio sui risparmiatori (gonzi, ma anche famelici) cartolarizzando appunto i fondi a rischio (i subPrime) costituiti dai mutui senza garanzia.

E’ evidente che ai primi accenni di crisi, è aumentato il tasso di riferimento. Ciò ha comportato un peggioramento delle condizioni di pagamento, le quali per effetto dell’incidenza dei tassi variabili hanno determinato l’aumento delle rate e quindi un aumento delle insolvenze. Questa situazione avrebbe dovuto produrre l’intervento delle agenzie di rating (quelle che stimano la solidità delle aziende, delle banche, delle assicurazioni, dei paesi, assegnando attraverso le A, AA, AAA la percetuale di sicurezza), le quali appunto avrebbero dovuto declassare i fondi, avvertendo in questo modo i possessori sulla debolezza degli stessi, cosa che invece per incapacità o per interesse non hanno fatto a cominciare dalla famosa Standard&Poors-.

Le tempeste senza fine che i subprime hanno prodotto e stanno producendo, non ultime quelle legate ai mandati di cattura emessi ed eseguiti tra il 19 ed il 20 giugno, hanno escluso, nella valutazione appunto di quello che è avvenuto e di quello che avverrà – nessuno è assolutamente in grado di capire l’entità dei mutui accesi, di quelli che non saranno pagati, dei fondi spazzatura collocati e quindi dei danni economici e finanziari prodotti - una considerazione che forse è stata la componente ispiratrice maggiore del tsumani finanziario che più o meno dal mese di luglio dell’anno scorso il mondo americano innanzitutto si è trovato ad affrontare, ma che in misura tutta da valutare anche quello europeo si troverà di fronte . La considerazione è quella che il sommovimento in atto è conseguenza del fatto che i soldi della scommessa dei subprime erano degli altri.

Infatti va detto che con la cartolarizzazione dei prestiti, gli intermediari finanziari a cominciare dalle banche non avevano alcun interesse a verificare e valutare, come già fatto cenno in precedenza, sull’affidabilità e sulla solvibilità del cliente-debitore.

Certo il danaro facile degli inizi degli anni duemila potrebbe trovare rarefazione nelle strette creditizie che da più parti sembrano profilarsi, così come non è detto che la crisi potrebbe coinvolgere altri settori.

La diabolicità dell’invenzione, realizzata da una consociata della General Elettric or sono venticinque anni fa (1983), era inizialmente rivolta ai normali mutuatari. L’intelligenza anche questa diabolica fu quella di suddividere i portafogli con coperture ipotecarie in diverse tranche: quelle di più elevata qualità furono messe in pagamento prima, quelle meno o di assoluta inconsistenza alla fine. Ciò produsse il grande interesse dei risparmiatori che investirono migliaia e migliaia di miliardi di dollari nei subprime. C’è una simpatica affinità in questa strategia di suddivisione del portafoglio cartolarizzato ed è quella che si ritrova nel cd “scartiloffio” napoletano degli anni cinquanta messo in opera da delinquenti da strapazzo che s’improvvisavano cambiavalute, come oggi si possono trovare ancora sotto le spoglie dei pataccari di orologi svizzeri falsi. L’americano di turno che abboccava al cambio dollaro/lira superiore a quello fissato da cambital alla fine della trattativa riceveva questo rotolo di soldi costituito all’esterno da biglietti da mille o cinquemila lire e all’interno da carta straccia. Gli americani hanno ripagato con gli interessi eccome i “bidoni” di allora.

ac

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