movimentazione / il dibattito

giovedì 25 settembre 2008

Caserta: raccolta differenziata? Ma non sia mai

Caserta, 20 settembre 2008
di Giuseppe Messina

Nuovo appalto, nuova ditta da circa due mesi, 175 operatori, circa il doppio di quello che servirebbero (tanto pagano i cittadini). La SABA non è certo la SACE, qui abbiamo un'azienda con consolidata esperienza nel settore sei servizi di igiene urbana, che gestisce diversi comuni anche grandi in Campania. Occorrerebbe andare a vedere (che ne pensa sig. assessore De Rosso?) per capire sul campo con chi si ha a che fare. Ma ad oggi la situazione sembra paradossale: una ditta terza gestisce l'area di Talamonti, il comune che gestisce direttamente il capannone dell'UCAR, la SABA che avrebbe dovuto inziare la raccolta differenziata ma a nessuno è dato sapere se e quando questo succederà. Nessun provvedimento (leggasi penale) nei confronti della ditta appaltatrice, nessuna isola ecologica e non è dato sapere se mai inizieranno i lavori perrealizzarle. Gli uffici ecologia hanno richiesto da mesi di rafforzare l'organico e di utilizzare almeno una squadra fatta di agenti della polizia municipale. Silenzio assoluto. Atti, nessuno, e così si spera nella buona volontà di qualche dipendente e nel senso civico dei casertani (sig!). L'Amministrazione comunale sembra più preoccupata della sua sopravvivenza che per i problemi della città (è un caos ovunque: dal traffico, alle manutenzioni, dai dipendenti ai servizi all'utenza). Nessuno ha la percezione che esista una politica del trasporto pubblico così come dei servizi sociali o culturali. Si naviga a vista e si tira a campare. Tanto i casertani sono di bocca buona e "chi se ne frega se la città va al macero l'importante è che il salotto di casa mia stia a posto". E' la filosofia del casertano e non solo. Filosofia che oggi racoglie i suoi frutti fatti di fallimenti istituzionali e amministrativi e di una società civile che non cresce. Basti pensare all'iniziativa della raccolta differenziata avviata nella parrocchia di Madonna di Lourdes e precipitosamente e incredibilmente archiviata con un atto (di arroganza? Cecità? Stupidità?) del responsabile che rasenta l'inverosimile anche nei confronti dei padri sacramentini che, forse unici fra i cattolici casertani (insieme a pochi altri, anche non cattolici) hanno creduto in questa esperienza. E così si va avanti, si fa per dire, in questa sonnacchiosa, indifferente e cinica città dove ognuno può fare quello che vuole, dai cavaioli, alla camorra alla massoneria. In perfetto clima berlusconiano, dove lo Stato non conta e non deve contare e dove l'impunità, l'arroganza e il cinismo regnano sovrani. Con buona pace per chi si è illuso che il paese fosse ad una svolta. Non lo è. E' stata innestata la retromarcia e Caserta sia alla Provincia sia al Comune si affrettano, con successo, ad emulare il capo di un governo di pupi.
Giuseppe Messina - Legambiente

sabato 20 settembre 2008

Castelvolturno: dalla parte della rivolta, senza se e senza ma.

di Giosué Bove
La ricostruzione della strage di Castelvolturno, propugnata da ambienti della Questura e diffusa ampiamente dai mass-media, si è mossa in maniera pregiudiziale nel solco del “regolamento di conti” e della “spedizione punitiva dei Casalesi contro chi tenta di 'mettersi in proprio' nel traffico di droga nella zona”. E' una ricostruzione di comodo, perfettamente adeguata al clima razzista del “pacchetto sicurezza” del governo Berlusconi. In realtà dalle decine e decine di testimonianze raccolte le vittime del raid nella sartoria erano sarti, barbieri, pittori, operai e braccianti “con i calli alle mani”, completamente estranei al traffico di droga e dunque, probabilmente, o erano persone “nel posto sbagliato al momento sbagliato” oppure i killer dei Casalesi hanno voluto dare all'intera comunità un segnale chiaro di feroce determinazione nel controllo del territorio, e dunque la strage potrebbe essere collegata alla nuova ondata di estorsioni che si sta abbattendo sulle attività di quelle aree. Ma di questo pochi parlano, sottovoce, (anche se qualche indiscrezione sui giornali, in particolare su “Il Mattino” c'è stata) perché è più semplice dire che si sono “ammazzati tra di loro”. Lo stragismo della camorra dei casalesi, del resto appare non più un dato occasionale ma una vera e propria strategia: volumi di fuoco altissimi per obiettivi limitati.
Anche la rivolta è stata presentata con il cliché della violenza improvvisa e ingiustificata. “Se è stata la camorra, che c'entra Castelvolturno, che c'entrano le auto, i cartelli stradali, le vetrine?” si sono domandati i bianchi del litorale e i benpensanti della serie: “io non sono razzista”. Non ci vuole molto a capire che quei ragazzi morti, di cui fino ad ieri è stato difficile perfino sapere i nomi, (perché quando muore un italiano bianco c'è sempre il nome e cognome, quando muore un nero non ce n'è bisogno) sono la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo di disperazione, di violenze subite e accumulate, di razzismo, di sfruttamento e di oppressione insopportabile, aggravata adesso dal pacchetto sicurezza del governo Berlusconi, che di fatto oggi impedisce ad un immigrato senza permesso di soggiorno di denunciare una aggressione. Che da anni questi lavoratori che garantiscono le attività dell'edilizia e dell'agricoltura tra Caserta e Napoli sono privati da un ordinamento razzista dei documenti e di ogni diritto. Che sono sfruttati dai datori di lavoro, dai proprietari di casa, dai commercianti, derisi, spintonati sugli autobus, guardati di traverso, indicati come “spacciatori”, gli uomini e “puttane” le donne. E allora c'entra tutto: c'entra uno Stato che ha il volto feroce nei confronti dei migranti ma remissivo nei confronti dei poteri forti della imprenditoria criminale di quelle aree, come dimostrano ampiamente le confessioni peraltro rese pubbliche in questi giorni sull'Espresso e che individuano il legame stretto tra alcuni rappresentanti politici, alcune imprese, alcuni funzionari e il clan dei Casalesi. C'entrano i padroni di casa che spaccano la faccia di “Angela” (leggi questa storia), fino a farle saltar via i denti, per cacciarla dal misero locale in cui sopravvive con i suoi tre figli. C'entro gli speculatori che approfittano in ogni situazione del ricatto oggettivo in cui vivono i migranti. C'entrano gli imbecilli che offendono o spintonano i neri dentro gli autobus o che deridono i figli dei migranti nelle scuole e chiedono che vengano allontanati. E c'entra soprattutto questa società, in cui la divisione tra lavoratori bianchi e neri è funzionale all'ulteriore oppressione e sfruttamento degli uni e degli altri.
Per questo oggi non è data un'altra strada: al di là dei fatti specifici intanto noi siamo dalla parte della rivolta, perché mai come in questo caso, ribellarsi è giusto e con ogni mezzo possibile. Poi, certamente, vorremmo esser gentili, e proveremo ad esserlo. Ricostruendo, pietra su pietra, le ragioni della unità e della solidarietà di classe tra lavoratori e di una battaglia contro il comune avversario di classe. E chiedendo nel frattempo, come hanno fatto diversi lavoratori migranti durante la giornata della rivolta, che la sicurezza cambi verso e direzione, e che finalmente i migranti siano protetti dalla sopraffazione e della violenza dei potenti.
I lavoratori migranti sono la nuova frontiera dello sfruttamento, le braccia potenti di nuove accumulazioni di capitale; ma, sono, allo stesso tempo, anche il nuovo spettro che agita i sonni della borghesia, lo spettro di milioni di uomini e donne della periferia dell'impero che non possono dimenticare le offese dei padroni del mondo.

mercoledì 17 settembre 2008

Macrico e la tendenza suicida del centro sinistra

Grazie ai finanziamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia il MACRICO (una grande area di verde boscoso di proprietà dell'Istituto del Sostentamento del Clero, utilizzato nei decenni passati dall'esercito italiano come MAgazzino Centrale RIcambi mezzi COrazzati) diventerà finalmente il nuovo parco della città di Caserta. Sarà forse espropriato e comunque acquisito alla proprietà pubblica. Questo è sicuramente un fatto positivo, che va difeso. E' il risultato di una lunghissima lotta di comunità il cui valore non va dimenticato. Ma (purtroppo c'è quasi sempre un "ma") il progetto preliminare della Struttura di Missione (in sostanza un gruppo di lavoro del Governo) prevede delle cose che con il parco c'entrano poco. Bene ha fatto il comitato Macrico Verde a denunciarle su un volantino: due strade percorribili che si attraversano perpedicolarmente, dividendo in quattro l'area; due palazzoni di 12 metri di altezza per ospitare un polo fieristico e un auditorium (l'auditorium provinciale di Via Ceccano, dotato di 600 posti, è attualmente utilizzato al 20% delle sue possibilità), un museo (ma non era previsto nella Caserma Sacchi?), una biblioteca (ma non c'avevano detto che la biblioteca si doveva fare nell'ex macello e perciò quel luogo non poteva essere destinato a centro sociale?), un incubatore di imprese, case per studenti e parcheggi a raso e interrati, del tutto inutili, visto l'enorme parcheggio già realizzato sotto il monumento ai caduti.
E' dunque effettivamente necessario entrare nel merito del progetto. E a questo proposito il merito è anche metodo: perché è evidente che qualsiasi decisione debba essere assunta dalle autorità locali, essa non potrà e non dovrà essere presa in contrasto con le posizioni di chi in questi anni ha rappresentato l'anima di questa battaglia, per l'appunto il comitato Macrico Verde.
E' vero che c'è il rischio che possano sfumare i finanziamenti, e dunque la possibilità di acquisire alla proprietà pubblica il Macrico. Ma questo non può diventare l'arma del ricatto per far passare dalla finestra quello che tutti insieme avevamo cacciato dalla porta nell'accordo programmatico della primavera del 2006 sul Macrico e che consentì allora l'elezione del Sindaco Petteruti.
Già allora questa discussione fu centrale e complicata: alla fine si concordò che il nuovo progetto, alternativo a quello Boeri commissionato dalla precedente amministrazione, non prevedesse alcuna nuova edificazione nell'area, ma esclusivamente il recupero delle costruzioni in muratura già esistenti. Già allora, e poi più in dettaglio nello studio di fattibilità del comitato, si parlava di ubicare l'Orto Botanico della SUN (oltre 100 mila mq), il festival internazionale dei Giardini (concreto attrattore turistico e garanzia di presenza del verde), il Corpo Forestale dello Stato (che avrebbe in cambio garantito la manutenzione del verde senza oneri per la città) e ancora funzioni pubbliche, sociali, culturali, ricreative e sportive gestite da enti pubblici o associazioni. Questo studio di fattiblità, che punta all'accessibilità universale del Macrico e alla sua possibilità di essere anche occasione di buona occupazione, sarà presentato Giovedì 16 ottobre alle ore 18,00 al Salone S. Augusto presso la Curia di Caserta. Sarà un momento importante per capire di più e - se ce ne sarà l'occasione - anche per comprendere come mai
di fronte ad un progetto molto discutibile, avanzato da un governo questa volta “non amico”, vi sia un atteggiamento remissivo e conciliante a parte dell'amministrazione e della maggioranza, lasciando peraltro campo libero alla destra che così si ritrova comodamente a cavalcioni e può alzare la voce e criticare “in nome del popolo” a Caserta il progetto del suo governo, casomai programmando contestualmente gli affari da Roma sul Macrico. La maggioranza che regge ll capoluogo della provincia di Caserta deve capire che non sarebbe utile ripetere il copione del governo Prodi e che siamo ad un bivio: o si rilanciano queste amministrazioni, riconquistando una sintonia reale con il popolo e gli interessi delle masse, rischiando anche di cadere, ma a testa alta, oppure per quanto ci riguarda noi non ci stiamo a farci trascinare nel vortice, ad un altro suicidio.

sabato 13 settembre 2008

Alitalia, situazione drammatica

Emerge sempre con più chiarezza che la soluzione berlusconiana, era una squallida operazione elettoralistica.
La cordata degli imprenditori italiani si è dimostrata in termini di valore poca cosa, senza idee, limitata nella strategia, condivisa a condizione che il costo del lavoro per la CAI fosse notevolmente basso, in guisa da consentire al partner del settore – Airfrance o chi per esso – di far parte della operazione proprio perché allettata da stipendi minimi e dalla socializzazione delle perdite accollate ai contribuenti italiani, per poi affidargli la costruzione del disegno della competività industriale.
In questo quadro le responsabilità del sindacato si aggiungono agli errori della vertenza con Air France dei mesi scorsi.
Cgil-Cisl-Uil-Ugl non si sono ancora resi conto che la centralità della vertenza è il posto di lavoro innanzitutto e che il governo oggi più che mai deve essere coinvolto in solido. La via della trattativa stando a quello che è stato dichiarato dagli imprenditori, dal commissario Fantozzi e dai ministri è fallita. E’ tempo di chiamare alla lotta i lavoratori, che in questi giorni hanno ampiamente dimostrato di essere disponibili. Il sindacato deve far propria la vertenza e dichiarare lo sciopero generale per l’Alitalia.
Quasi trent’anni fa più o meno nelle stesse condizioni migliaia e migliaia di lavoratori furono sconfitti dalla Fiat. Anche allora il sindacato fu incapace di rispondere e tutta la crisi aziendale fu fatta pagare agli operai.
Antonio Casolaro

venerdì 12 settembre 2008

La maggioranza del Partito napoletano,questa sconosciuta

Che ne è della maggioranza del Partito napoletano, che stravinse,con il 70 per cento e più il Congresso Napoletano del PRC a luglio 2008? Quella maggioranza che, senza attendere le sagge proposte di rinvio dell'elezione del Segretario Provinciale,avanzate dalle aree di minoranza interna, poi risultate maggioritarie nel Congresso Nazionale di Chianciano, ma anche dall'Assessore Regionale,Corrado Gabriele, rielesse alla carica Andrea Di Martino, colla motivazione che le urgenze politiche e sociali della città non potevano attendere oltre,che già ad agosto bisognava tenere il Partito pronto al'azione? E Di Martino,che,in un'intervista a Patrizia Capua, si impegnò a lasciare il posto di staffista al Comune di Napoli, per impegnarsi a tempo pieno nella carica riconfermata, quando farà sentire la sua voce sui giornali? E quando convocherà il Comitato Politico Federale per l'elezioni degli organismi dirigenti provinciali? E Peppe De Cristofaro,di fronte a fatti, iniziative, dibattiti,che squassano oggi,ricompongono domani il quadro dell'azione della Regione Campania, dai rifiuti, alla subita "collaborazione con Berlusconi".al turismo in crisi di agosto, cosa aspetta a convocare il previsto Congresso Regionale?Ed ancora, le crisi industriali a Napoli,colla giusta,clamorosa protesta di ieri dei lavoratori dell'ATITECH,nell'ambito della piu' complessiva crisi ALITALIA, devono o no trovare subito una sponda politica,sociale,istituzionale,oltre al lavoro dell'Assessore Grabriele?E le lotte dei lavoratori del Monaldi a chi devon fare riferimento?E la lotta in piazza delle tante precarie scolastiche,lasciate "a piedi" dai tagli del nuovo Governo non poteva essere convogliata verso la prima manifestazione nazionale,politica e sociale, di opposizione al Governo,che si terrà a Roma il 14 settembre?Ed i soggetti alle prese ogni giorno colle difficoltà della spesa,donne in primis,chi troveranno oltre il consumerismo organizzato,nella manifestazione del 18 settembre?Non è più ora di attendere,chi ha vinto il Congresso, governi il Partito,organizzi,oltre quello che già stanno facendo i compagni delle mozioni 1,3 e 4 del Congresso ormai finito, la partecipazione a Roma per il 14 settembre,manifestazione,che vedrà partire dei bus da Napoli-per informazioni,chiamare Giuliano Pennacchio-34758705035-.E'ora di fare opposizione al Governo Nazionale,è ora di una verifica vera,dopo la riunione congiunta di ieri,dell'efficacia nostra e complessiva dell'azione di governo a Napoli,nei Comuni da noi governati in Provincia, ed in Regione,senza subalternità,essendo NOI IL CUORE DELL'OPPOSIZIONE PER IL CAMBIAMENTO VERO DELLA STAGNANTE SOCIETA' ITALIANA E DELLA DEPRESSA SOCIETA' NAPOLETANA.Avv.Nicola Vetrano.già del Coordinamento Congressuale della Mozione 1 a Napoli.