movimentazione / il dibattito

domenica 10 agosto 2008

Un nuovo inizio, anche a Caserta

La sfida per l'egemonia si può fare solo alzando la testa. Solo con la testa alta si riesce a guardare lontano.
La redazione di Movimentazione intervista Giosuè Bove, ex segretario della federazione provinciale di Caserta del PRC

Dopo il congresso l'aria continua ad essere tesa nel tuo partito. Alcuni dirigenti della mozione Vendola hanno dichiarato di non riconoscere Ferrero come Segretario del partito e la fretta con cui è stata costituita l'area di “Rifondazione per la Sinistra”ed il contestuale lancio da parte di SD a settembre della costituente della sinistra fanno pensare ad una scissione prossima.

Direi che la fretta non è mai buona consigliera. La federazione di Caserta è sempre stata all'avanguardia della riflessione e della pratica unitaria verso la sinistra e proprio in forza di questa lunga esperienza concreta consiglierei a tutti di chiedersi: c'è davvero uno spazio reale fuori dal PD per un soggetto “genericamente di sinistra”? E quanto peso hanno nei processi politici profondi gli attuali ceti politici dirigenti delle forze a sinistra del PD? Su questi terreni è necessario un approfondimento serio e non una discussione urlata. Le forzature organizzativistiche, la tifoseria, sono gli atteggiamenti più sbagliati, utili solo (e forse) a “recintare” per qualche tempo l'area della mozione congressuale, provando ad evitare sfaldamenti immediati, ma con il rischio di versare benzina sul fuoco. Spero che nessuno voglia mettersi a fare il guastatore e comunque bisogna evitare ad ogni costo di favorire scissioni aperte o silenziose. Se vi fosse irresponsabilità e faziosità da un parte, non bisogna assolutamente rispondere con la stessa moneta dall'altra. Nessuno si deve sentire ospite nel PRC: il nostro partito è la casa di tutti gli iscritti e tutti sono necessari. Parimenti è necessario che venga rispettata la democrazia interna: se fosse stato eletto a segretario Vendola, anche solo con il 50% più uno dei voti raggiunto con un accordo di coalizione, io l'avrei riconosciuto immediatamente come il “mio segretario”. La stessa cosa deve avvenire con Paolo Ferrero, che tra l'altro è sicuramente il miglior segretario possibile di questa fase. E lo dico non per spirito di parte, ma perché è evidente che solo una persona con grande senso di responsabilità e con molta umiltà poteva mettersi al servizio di una impresa tremendamente difficile e ardita, con molti oneri e sostanzialmente nessun onore.

Vendola ha dichiarato che questo congresso ha segnato la fine di Rifondazione così come l'aveva conosciuta in questi 17 anni. E' una esagerazione?

Questo congresso ha segnato una effettiva discontinuità nella storia di Rifondazione Comunista: il 13 e 14 aprile ci hanno consegnato l'inadeguatezza di un PRC e dell'intera sinistra che più che “radicale” era “radicaleggiante” e “sradicata”, con un peso sociale ed elettorale del ceto politico dirigente, come si è visto nelle urne, prossimo allo zero. Del resto è un fenomeno esteso almeno all'intera Europa: i partiti “radicaleggianti” cioè caratterizzati da un estremismo parolaio e da un comportamento “opportunista”, sia verso destra, con una subalternità di fatto alle forze moderate, che verso sinistra, con i comportamenti “testimoniali” ma comunque esterni alla concreta dinamica della lotta di classe, hanno avuto nello scorcio di fine secolo un discreto ruolo. Ma oggi sono letteralmente tagliati fuori dal sistema politico: non c'è invenzione politicista che tenga, né quelle unitarie, come in Spagna, né quelle identitarie, come in Francia. A sinistra c'è un vuoto, ma esso può essere riempito con una presenza politica critica, matura e radicata, come, per esempio, in Olanda e in Germania.

Cosa succederà a Caserta? I sostenitori della mozione Vendola temono che dal centro vi si ordini di uscire dalle giunte locali?

Vorrei chiedere a questi compagni di evitare di costruire la polemica politica su posizioni inesistenti. Ci sono aree della maggioranza che legittimamente esprimono una posizione contraria alla nostra partecipazione alle giunte locali, interpretando peraltro un diffuso sentimento dei nostri militanti, simpatizzanti e del nostro elettorato. E dunque quella posizione è legittima, certamente di più di quella che propone l'alleanza a-critica, automatica e subordinata al PD. Ma è una barzelletta quella che dall'alto si ordini di uscire dalle giunte. Paolo Ferrero ha chiarito subito che la posizione della nuova segreteria sarà di rispetto totale delle volontà espresse dai territori. Per quanto riguarda le giunte locali della provincia di Caserta già prima del congresso, precisamente il 29 aprile, il comitato politico federale approvò a larga maggioranza un ordine del giorno nel quale abbiamo ribadito tutti insieme, e sottolineo tutti insieme, che "la questione fondamentale è la costruzione di un profilo autonomo del nostro partito e, più in generale, della sinistra di alternativa (...) e che nel riconfermare la totale fiducia e stima all'assessore provinciale "viene contemporaneamente avviata una discussione approfondita (...) sulla persistenza delle condizioni politiche e programmatiche per continuare questa esperienza; così come senza pregiudizi, viene avviata la discussione sulla esperienza regionale e su tutte le esperienze amministrative, a partire da quella del capoluogo di provincia".

E però ha fatto discutere il giudizio sul PD che tu hai espresso in una intervista sul quotidiano Buongiorno Caserta..


Intanto il titolo di quella intervista riportava, per un frainteso tra il titolista e l'articolista, una frase ("gli irresponsabili che pensano solo ai fatti loro", riferita ai dirigenti casertani del PD, ndr) che non avevo pronunciato io, bensì esponenti di altri partiti della sinistra, come si capiva bene dalla lettura del successivo testo virgolettato. Del resto la polemica era posticcia perché chi mi conosce sa che quel tipo di giudizi non è farina del mio sacco. Ci sono stati anche rilievi sul fatto che io sia intervenuto parlando come se fossi ancora segretario, utilizzando il plurale maiestatis. Al contrario il plurale era stato utilizzato esattamente per sottolineare la collettività di una posizione unitaria assunta già precedentemente: se il partito (e non io che ho spiegato nel corso della stessa intervista di non essere più segretario) fosse stato chiamato ad esprimere un giudizio sul ventilato rimpasto di giunta provinciale non avrebbe potuto esprimere altro giudizio se non quello che tutti insieme avevamo deciso il 29 aprile nell'ultimo comitato politico, e che tra l'altro gronda di buon senso: per noi è necessaria, prima di tutto e dunque anche prima di ogni rimpasto o rimpastino, una verifica sul programma. Per il resto il giudizio sul PD non è assolutamente cambiato, semmai si è consolidato. Io penso che una parte del PD abbia in testa il modello americano e che dunque ritenga necessario e auspicabile l'annullamento di ogni protagonismo autonomo della sinistra politica. E' un fatto, questo, preoccupante perché temo che anche coscienze critiche, pezzi di cultura di sinistra e solidarista che oggi stanno nel o con il PD restino prigioniero di questo schema, Che è uno schema sbagliato perché le rappresentanze "di parte", o, nel nostro linguaggio, "di classe" nelle democrazie sono la garanzia della libertà e cancellarle apre la strada alle autocrazie lobbistiche e alle oligarchie, rafforzando il dominio della grande borghesia e l'oppressione delle classi subalterne e dell'intera società. E' anche per questo che c'è bisogno di una nostra "svolta a sinistra" che eviti radicalismi parolai e moderatismi ipocriti e opportunisti e che presenti il PRC come una forza in grado di intraprendere con il PD una "sfida per l'egemonia" nella società, basata sulle questioni concrete e sul profilo politico. Dobbiamo essere capaci di protagonismo nella costruzione della opposizione al governo delle destre, lanciando le campagne referendarie sulla abolizione della legge 30, sul ripristino della scala mobile., sul salario minimo e sul salario sociale ma anche sulla giustizia e sulla ennesima legge vergogna di Berlusconi, quella del lodo Alfano. E soprattutto dobbiamo costruire un altro 20 ottobre che abbia al centro l'intreccio tra questione sociale, questione democratica e questione morale e che rilanci con forza la questione meridionale, con una lotta durissima contro il federalismo fiscale. Ma per questa sfida c'è bisogno anche di un profilo politico nuovo che esalti l'autonomia e l'indipendenza di Rifondazione, senza cadere nella tentazione dell'isolamento: le alleanze si fanno sulla base di intese programmatiche sulle questioni fondamentali: carattere pubblico, qualità e quantità dei servizi, garanzie sociali e ambientali. Se l'intesa programmatica c'è si fa l'alleanza, se non c'è non si fa.

Questo in generale. Ma sul PD casertano?

Sul PD casertano il giudizio resta necessariamente duro. E' a causa degli insanabili contrasti tra parti rilevanti delle componenti che oggi costituiscono il PD che la amministrazione provinciale di Caserta non è riuscita ad affrontare in maniera adeguata le grandi questioni che abbiamo di fronte: la crisi del trasporto pubblico, la desertificazione delle aree industriali, la tendenza alla privatizzazione dei servizi, a partire dall'acqua, la questione dei rifiuti. E' a causa della mancanza totale di discussione sulle scelte strategiche di fondo che è mancata una idea forza che unificasse le questioni in una sorta di vertenza Caserta, mettendo al centro la proposta della bonifica integrale e del rilancio dell'agricoltura e dell'industria leggera. E' a causa del gioco politicista a tagliare le gambe all'avversario più vicino, gioco molto in voga già al tempo della nascita della stessa giunta provinciale, se la popolarità dell'esecutivo provinciale, che ha fatto diversi errori, ma anche diverse cose buone, è praticamente sotto zero. Il rilancio di questa amministrazione è forse possibile, e probabilmente sarà necessario anche una rivisitazione della giunta: ma prima è necessaria una verifica programmatica su ciò che è stato fatto e ciò che bisogna fare. Anche perché solo se si fa un bilancio serio è possibile fare le scelte e le cose giuste. Questo, naturalmente, è il giudizio sul passato. I nuovi assetti nel PD usciti dal congresso potrebbero andare in altra direzione, e potremmo trovarci di fronte ad una sfida sui contenuti, e sulle forme di partecipazione democratica. Ne sarei estremamente contento: la competizione a sinistra sarebbe un beneficio per tutti, soprattutto per i nostri referenti sociali. Una cosa però ci tengo a ribadire: la forza di un partito si misura sulla base del livello di radicamento sociale e di consenso e non sul gradimento degli altri partiti. La sfida per l'egemonia di cui ci ha parlato lo stesso Bertinotti si può fare solo alzando la testa. Solo con la testa alta si riesce a guardare lontano.

Paolo Ferrero ha detto che la gestione unitaria del partito sarà riproposta sempre e comunque. Lo farete anche a Caserta dove la mozione 1 ha la maggioranza assoluta, con oltre il 57% dei voti?

Anche su questo tema nell'intervista su Buongiorno Caserta l'articolista in un passaggio ha tradotto maggioranza con maggioritario e qualche compagno ha sollevato la polemica. Allora è utile chiarire subito che intanto la risposta alla domanda è: assolutamente si! Nonostante la mozione 1 abbia il 57% dei voti noi intendiamo praticare la gestione unitaria. A livello nazionale il fatto che nessuna delle mozioni abbia avuto la maggioranza assoluta se da un lato ha costituito una difficoltà, dall'altro rappresenta una opportunità, perché si è dovuti passare da un sistema presidenziale negli ultimi anni poco illuminato e molto oligarchico, ad un sistema parlamentare che è l'unico che può evitare scissioni.

Ma chi sarà il prossimo segretario provinciale?

Sulla base dell'idea di praticare la gestione unitaria ed il "sistema parlamentare" interno al termine del congresso provinciale abbiamo voluto rinviare l'elezione del segretario federale: per provare, dopo il congresso nazionale, a costruire a Caserta su alcuni punti essenziali un documento politico unitario che vada oltre le mozioni congressuali, sulla base del quale eleggere il segretario, con candidature libere e senza preoccupazioni maggioritarie. E' questo un modo per desacralizzare davvero la figura del segretario: non una figura espressione lineare di un sistema maggioritario ossificato e immobile, ma l'interprete di una maggioranza definita su una base politica quanto più unitaria possibile e liberamente eletto da un comitato politico con un vincolo di mandato, per cui tutto ciò che non è previsto dal documento è materia del comitato politico stesso che così diventa realmente sovrano, come raramente è stato, nonostante sia così previsto sulla carta del nostro statuto.


E quali dovrebbero essere, secondo te, i punti del documento politico?

Pochi e chiari. Intanto sul piano generale che si riparte dal progetto di Rifondazione e che è necessario rimettere il partito nei luoghi del lavoro e nella società. Che per questo è necessario un maggiore livello di autonomia dal Pd e un supplemente di impegno e di militanza. Che bisogna costruire l'opposizione sociale e politica al governo Berlusconi e alle proposte di Confindustria e che dentro questo processo bisogna lavorare alla costruzione dell'unità della sinistra, avviando le campagne referendarie e costruendo un altro 20 ottobre. Sono d'accordo con Paolo Ferrero quando dice che "il vero problema politico è come si batte la destra populista. Dopo il venir meno del movimento no global a interpretare la crisi del neoliberismo restano le destre populiste. Berlusconi e Tremonti ci hanno detto «stiamo entrando nella crisi» e si sono messi in sintonia con il sentimento di massa. Hanno detto che la coperta è corta e loro difendono il fatto che fuori resteranno i piedi di qualcun altro, l'immigrato, lo zingaro, il diverso. Entrando in sintonia con un sentimento diffuso di paura, la destra salda politiche sociali e securitarie. In questo quadro il Pd dice cose di liberismo temperato che non rispondono a nessuno dei problemi. Il ruolo storico della sinistra è la ricostruzione del conflitto, delle vertenzialità, del mutualismo. Costruire il conflitto del basso verso l'alto invece che quello dei penultimi verso gli ultimi e la costruzione di comunità solidali, non escludenti".

Ma sul piano più propriamente locale?

Come ho già detto prima per me basterebbe intanto ribadire quanto abbiamo stabilito insieme già prima del congresso: costruire, anche a livello provinciale, un profilo più autonomo del nostro partito e verificare dovunque la persistenza delle condizioni politiche e programmatiche per continuare le esperienze amministrative in collaborazione con il PD. In secondo luogo credo sia necessario partecipare pienamente e con proprie posizioni a tutte le vertenze: da quelle per il diritto alla casa e per il lavoro, contro l'insicurezza e la precarietà a quelle per la legalità. da quelle per il diritto all'ambiente e alla qualità della vita a quelle di difesa dell'agibilità degli spazi sociali... In terzo luogo bisogna, secondo me, lavorare ad una piattaforma programmatica provinciale che metta al centro cocciutamente la insicurezza e la precarietà del lavoro, la desertificazione delle aree industriali, la crisi del trasporto pubblico, la tendenza alla privatizzazione dei servizi, a partire dall'acqua, la questione dei rifiuti, la legalità. E che provi a costruire una "vertenza Caserta" con il governo nazionale e regionale, mettendo al centro la proposta della bonifica integrale, la valorizzazione delle aree interne, il rilancio dell'agricoltura e dell'industria leggera applicata.

E all'interno del partito casertano?

Dentro la federazione bisogna favorire il più alto livello di confronto possibile, valorizzando la pluralità di ispirazioni che convivono in rifondazione, promuovendo discussioni ma anche momenti di formazione culturale, politica, teorica gestita internamente e anche provando a costruire collaborazioni con il mondo dei saperi e con gli intellettuali "esterni" non organici al liberismo. Bisogna recuperare i nostri silenzi e le nostre assenze. Sul litorale, nell'agro aversano, sulla camorra ma anche sul degrado civile, umano, politico di aree destinata ad immondezzai. Nei luoghi del lavoro, promuovendo circoli di fabbrica od anche circoli tematici del lavoro, a partire da quello precario e nero, costruendo una opposizione alla tendenza iperconcertativa dei confederali e valorizzando la sinistra sindacale e l'autorganizzazione. Bisogna restituire protagonismo e centralità ai circoli e ai territori. In questo senso penso ad una segreteria che simboleggi la centralità dei circoli e che sia aperta a tutte le sensibilità organizzate e realmente presenti nel partito, rispettosa della composizione politica e allo stesso tempo collettivo unitario, in cui ognuno abbia compiti definiti ed un piano di lavoro.

E quando prenderete queste decisioni?

Se ne parlerà il 10 settembre, data in cui è stato convocato il comitato politico. Ma sicuramente nelle settimane precedenti a questo appuntamento per noi importante vi saranno riunioni delle aree e tra le aree. Un lavorio che spero servirà anche a stemperare le polemiche e ad assorbire i veleni di un congresso che è stato "vero" ma anche piuttosto "cattivo". C'è molto da fare, e bisogna rimboccarsi le maniche.

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