Necessita a mio giudizio proporre un momento di riflessione comune sulla proposta lanciata dai compagni di sx critica.
La decisione, peraltro abbondantemente prevedibile, di mettere in cigs i lavoratori degli stabilimenti fiat a partire dal mese di settembre prossimo con tutto quello che potrebbe derivare da una crisi strutturale, che Marchionne nega, ma che alcuni segnali confermano come l’estendersi della diminuzione verticale delle vendite in gruppi della portata di GM, Ford e Chrysler insieme alla crisi derivata dai subprime nonché dagli aumenti dei generi alimentari a cominciare dal pane, dalla pasta, dal riso e dalla carne, tutti accelerati dalla madre di tutte le crisi quale è quella connessa allo scoppio dei prezzi del petrolio, aggiunge e legittima ulteriormente motivazione la richiesta. Il movimento operaio è stato sconfitto e con esso sono stati delegittimati i suoi rappresentanti sia concernenti il cd livello economico (sindacati) che politici (partiti).
I sindacati non sono altro che apparati finanziari peraltro di pessima qualità (lo scandalo dei fondi UE sulla formazione che ha investito la Cisl degli abruzzi – si parla di 27 milioni di euro ossia oltre 50 miliardi delle vecchie lire - e si dice anche di altre regioni), la cui funzione è stata definitivamente compromessa e liquidata dai dati dell’Ocse, ma anche della Banca d’Italia e dell’Istat, i quali hanno denunciato la caduta verticale del potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni. Ciò ha messo fine a quella antica disputa tra chi come noi ha sempre praticato la politica del fuori e contro il sindacalismo confederale – cgil,cisl,uil,ugl,cisal- e chi invece individuando nell’unità della classe il valore principale del m.o. si è sempre contrapposto alla rottura del sindacato confederale ed alla liberazione delle lavoratrici e dei lavoratori dalla politica neocorporativa e delle compatibilità praticata appunto da cgil-cisl-uil e ugl. La deriva di oggi pone fine alla disputa anche se insieme all’acqua sporca è stato buttato via pure il bambino.
A ciò va aggiunta la scelta esiziale a partire dal 2002 dei partiti della cd sx antagonista a cominciare da rc di abbandonare il movimento operaio, scegliendo le istituzioni borghesi come sedi di ri/composizione delle esigenze di classe.
Il m.o. è senza rappresentanti e quindi è oggi incapace di costruirsi un percorso se non proprio di rottura almeno di conflitto.
Il salario da sempre è lo strumento politico più efficace per contrapporsi al padronato. Anzi è lo strumento attraverso cui il padronato è spinto ad investire in termini di ricerca per poter rispondere alla caduta del saggio di profitto specialmente quello relativo strettamente legato, com’è noto, alla produttività. Non a caso dal 1992 il potere di acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni ha subito la più alta decurtazione raggiungendo secondo l’Ocse il 22% in meno rispetto alla media dei salari europei e non a caso nello stesso periodo la produttività si è mantenuta inferiore ai tassi di sviluppo degli altri paesi. Il capitalismo del nostro paese è stato quello che ha investito di meno i R & S ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non sta a noi naturalmente denunciare queste cose, le quali appartengono alla sfera d’intervento del padronato; le abbiamo citate per denunciare chi come padronato e sindacati per tutti questi anni, con l’avallo dei governi, hanno sottoscritto contratti ed accordi platealmente inferiori alle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori. Necessità non soltanto in termini salariali, ma anche per quanto concerne il salario sociale, come le pensioni, la sanità, la casa.
Il governo di dx ha sposato integralmente le tesi di confindustria, concordando con l’ausilio del sindacato la liquidazione del contratto di lavoro di primo livello, aprendo alla costruzione di fatto dei contratti individuali e di territorio. A ciò va aggiunto l’aumento della giornata di lavoro disposta dall’UE con picchi fino a 65 ore settimanali. Il salario assume definitivamente la funzione dipendente dell’orario e della produttività.
Il recupero del protagonismo non avviene con lo scrocchiar delle dita, anzi tuttaltro. E’ un’azione di lunga durata e si consolida con la conquista della fiducia innanzitutto delle lavoratrici e dei lavoratori. E’ il risultato di una propaganda che convince per la pratica del risultato e la teoria che lo sostiene. Bisogna rimmergersi nelle acque del movimento operaio per tentare di recuperarlo alla sponda dell’antagonismo o come già stato detto magari a quella del conflitto.
La campagna sul salario minimo è una occasione.
Sx critica ha redatto un ottimo vademecum che potrà essere distribuito a quelle compagne e a quei compagni comunitare/i, extracomunitarie/i, italiane/i con le quali e con i quali potrà essere aperta una interlocuzione, al fine di prevedere la fissazione, dopo un’ampia e consapevole discussione sui vari aspetti della campagna, di un calendario d’intervento nei luoghi di lavoro innanzitutto per tentare di costruire un nuovo rapporto di massa.
Intorno a questi punti è possibile incontrarsi in una sede ed in un giorno da stabilire per valutare l’opportunità di calendizzare un intervento sul territorio finalizzato alla raccolta delle firme per la legge d’iniziativa popolare sul salario minimo, la cui proposta è stata depositata in cassazione il 18 giugno 2008.
Un saluto. Antonio Casolaro
La decisione, peraltro abbondantemente prevedibile, di mettere in cigs i lavoratori degli stabilimenti fiat a partire dal mese di settembre prossimo con tutto quello che potrebbe derivare da una crisi strutturale, che Marchionne nega, ma che alcuni segnali confermano come l’estendersi della diminuzione verticale delle vendite in gruppi della portata di GM, Ford e Chrysler insieme alla crisi derivata dai subprime nonché dagli aumenti dei generi alimentari a cominciare dal pane, dalla pasta, dal riso e dalla carne, tutti accelerati dalla madre di tutte le crisi quale è quella connessa allo scoppio dei prezzi del petrolio, aggiunge e legittima ulteriormente motivazione la richiesta. Il movimento operaio è stato sconfitto e con esso sono stati delegittimati i suoi rappresentanti sia concernenti il cd livello economico (sindacati) che politici (partiti).
I sindacati non sono altro che apparati finanziari peraltro di pessima qualità (lo scandalo dei fondi UE sulla formazione che ha investito la Cisl degli abruzzi – si parla di 27 milioni di euro ossia oltre 50 miliardi delle vecchie lire - e si dice anche di altre regioni), la cui funzione è stata definitivamente compromessa e liquidata dai dati dell’Ocse, ma anche della Banca d’Italia e dell’Istat, i quali hanno denunciato la caduta verticale del potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni. Ciò ha messo fine a quella antica disputa tra chi come noi ha sempre praticato la politica del fuori e contro il sindacalismo confederale – cgil,cisl,uil,ugl,cisal- e chi invece individuando nell’unità della classe il valore principale del m.o. si è sempre contrapposto alla rottura del sindacato confederale ed alla liberazione delle lavoratrici e dei lavoratori dalla politica neocorporativa e delle compatibilità praticata appunto da cgil-cisl-uil e ugl. La deriva di oggi pone fine alla disputa anche se insieme all’acqua sporca è stato buttato via pure il bambino.
A ciò va aggiunta la scelta esiziale a partire dal 2002 dei partiti della cd sx antagonista a cominciare da rc di abbandonare il movimento operaio, scegliendo le istituzioni borghesi come sedi di ri/composizione delle esigenze di classe.
Il m.o. è senza rappresentanti e quindi è oggi incapace di costruirsi un percorso se non proprio di rottura almeno di conflitto.
Il salario da sempre è lo strumento politico più efficace per contrapporsi al padronato. Anzi è lo strumento attraverso cui il padronato è spinto ad investire in termini di ricerca per poter rispondere alla caduta del saggio di profitto specialmente quello relativo strettamente legato, com’è noto, alla produttività. Non a caso dal 1992 il potere di acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni ha subito la più alta decurtazione raggiungendo secondo l’Ocse il 22% in meno rispetto alla media dei salari europei e non a caso nello stesso periodo la produttività si è mantenuta inferiore ai tassi di sviluppo degli altri paesi. Il capitalismo del nostro paese è stato quello che ha investito di meno i R & S ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non sta a noi naturalmente denunciare queste cose, le quali appartengono alla sfera d’intervento del padronato; le abbiamo citate per denunciare chi come padronato e sindacati per tutti questi anni, con l’avallo dei governi, hanno sottoscritto contratti ed accordi platealmente inferiori alle necessità delle lavoratrici e dei lavoratori. Necessità non soltanto in termini salariali, ma anche per quanto concerne il salario sociale, come le pensioni, la sanità, la casa.
Il governo di dx ha sposato integralmente le tesi di confindustria, concordando con l’ausilio del sindacato la liquidazione del contratto di lavoro di primo livello, aprendo alla costruzione di fatto dei contratti individuali e di territorio. A ciò va aggiunto l’aumento della giornata di lavoro disposta dall’UE con picchi fino a 65 ore settimanali. Il salario assume definitivamente la funzione dipendente dell’orario e della produttività.
Il recupero del protagonismo non avviene con lo scrocchiar delle dita, anzi tuttaltro. E’ un’azione di lunga durata e si consolida con la conquista della fiducia innanzitutto delle lavoratrici e dei lavoratori. E’ il risultato di una propaganda che convince per la pratica del risultato e la teoria che lo sostiene. Bisogna rimmergersi nelle acque del movimento operaio per tentare di recuperarlo alla sponda dell’antagonismo o come già stato detto magari a quella del conflitto.
La campagna sul salario minimo è una occasione.
Sx critica ha redatto un ottimo vademecum che potrà essere distribuito a quelle compagne e a quei compagni comunitare/i, extracomunitarie/i, italiane/i con le quali e con i quali potrà essere aperta una interlocuzione, al fine di prevedere la fissazione, dopo un’ampia e consapevole discussione sui vari aspetti della campagna, di un calendario d’intervento nei luoghi di lavoro innanzitutto per tentare di costruire un nuovo rapporto di massa.
Intorno a questi punti è possibile incontrarsi in una sede ed in un giorno da stabilire per valutare l’opportunità di calendizzare un intervento sul territorio finalizzato alla raccolta delle firme per la legge d’iniziativa popolare sul salario minimo, la cui proposta è stata depositata in cassazione il 18 giugno 2008.
Un saluto. Antonio Casolaro
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